Costume e tradizione

La viticultura

Sulla coppa di Nestore, ritrovata a Monte Vico (Lacco Ameno), una delle zone più antoche dell’isola d’Ischia è incisa una frase che inneggia al buon vino locale e testimonia che gli Antichi Eubei, che avevano colonizzato l'isola, avevano introdotto la coltivazione della vite e quindi la produzione del "nettare degli Dei".

 

La viticoltura è stata alla base dell'economia isolana per lunghi periodi storici, condizionandone la vita e i costumi degli stessi abitanti. Le colture sull'isola si estendono dalle coste fin sugli irti pendii montani dove cellai e terrazzamenti, consentono la coltivazione della vite.
Dal 1500 il vino bianco sfuso veniva esportato via mare verso la terraferma ai principali mercati italiani e stranieri fino in Dalmazia.

La 'ndrezzata

Il rito della 'ndrezzata si articola in tre tempi: sfilata, predica e danza. Ciascuno dei 18 danzatori tramanda ai propri discendenti i segreti della danza e il privilegio di parteciparvi.

Durante la sfilata metà dei danzatori entra in scena con un giubbetto di colore rosso, che rappresenta gli uomini, mentre l'altra metà indossa un corpetto verde che simboleggia le donne. Alla testa del gruppo sfila il caporale, al suono di due clarini e due tammorre, un tempo flauti e fischietti.

 

 

Al termine della sfilata i gruppi di danzatori formano due cerchi concentrici, impugnando, proprio come i fauni della leggenda, un mazzariello nella mano destra e una spada di legno in quella sinistra. Agli ordini del caporale e al ritmo dei suonatori parte la danza, che ricalca le mosse di base della scherma: saluto, stoccate, parate e schivate. 

 

 

All'interno della danza due sono le figure fondamentali: la formazione della rosa con l'intreccio delle mazzarielle a mani alzate e l'elevazione[3] su di essa del caporale, che in antico dialetto ischitano recita la parte narrata (predica): le strofe sono dedicate all'amore, alla paura dei saraceni, alle fughe sul Monte Epomeo, alla difficoltà del lavoro nei campi e alla A vattut´ e ll´ astreche, cioè alla costruzione del tetto bombato in pomice e calce delle abitazioni di Ischia e Procida.


A Vattute 'e l'astreche

La danza rievoca la costruzione dei tetti a cupola definiti in gergo "a carusiello", che hanno caratterizzato l'architetturaischitana e mediterranea fino agli anni '50. La costruzione avveniva secondo canoni ben definiti: la sagoma del tettoveniva preparata con un’intelaiatura in legno che a sua volta veniva rivestita da un manto di creta e lapillo. A questo punto cominciava la "Vattut e ll'asteche" ovvero la battuta del lastricato solare, in quanto bisognava comprimere il lapillo bagnato da calce bianca viva fino a renderlo impermeabile. 

 

Durante questa fase, che si concludeva dopo ben tre giorni di lavoro ininterrotti, si utilizzava un palo di legno con l'estremità inferiore allargata definito "Pentone", per poter comprimere più facilmente il lapillo. Alla costruzione partecipava solitamente tutta la comunità locale. Per alleviare il lavoro, i battitori (definiti in gergo "Pentonari") cantavano, raccontavano aneddoti e filastrocche. Il ritmo della battuta dei pali sul lapillo era dettato da un gruppo musicale formato da un tamburellista, da un clarinettista e da un fisarmonicista. Nel ballo sono presenti sei o otto ballerini ("Pentonari") muniti di bastone, i quali ruotano continuamente intorno ad una sagoma di legno (che rappresenta il tetto a cupola) e, allo stesso tempo, la colpiscono, scagliando dei violenti colpi. Anche nel ballo la scansione ritmica è determinata da una tammorra, mentre il canto corale è introdotto e accompagnato da strumenti a fiato. La danza è ripartita principalmente in due parti: la prima, caratterizzata da un ritmo lento e dalla presenza del canto di diversi aneddoti; la seconda parte del ballo, invece, si distingue per il suo ritmo molto incalzante.

La sfilata di Sant'Alessandro

Nell'occasione della festività di sant'Alessandro la città d'Ischia, più precisamente la località del Borgo di Celsa fa un tutto in dietro nel tempo.

 

Popolani indossano costumi d'epoca mentre sbandieratori e trombettieri dipingono l'atmosfera di magia.
Durante la Sfilata è come trascorrere del tempo in una fiaba. E' un momento davvero speciale in cui grandi e piccini possono tornare a sognare.


La Festa di Sant'anna

La festa di Sant'Anna si Celebra nel Comune d'Ischia e ha la durata di circa 10 giorni. La festa è composta principalmente da 2 parti che s'intersecano tra di loro contribuendo all'inestimabile valore dell'evento. La prima parte è quella religiosa durante la quale si Commemora Sant'Anna (protettrice delle donne in attesa o desiderose di avere un giglio). Viene celebrata la Santa messa nella Chiesetta situata nella località di S.Anna (Cartaromana - Ischia) dove via terra e via mare accorrono i fedeli in processioni particolarmente conivolgenti. 
La seconda parte della festa, ludica e culturale si ha la caratteristica "Sfilata dei carri a mare". Una gara in cui zattere allegoriche navigano sfilando ai piedi del Castello Aragonese (Nella Baia degli scongli di Snat'Anna). Le barche concorrono alla conquista di diversi premi che ne avvalorano le caratteristiche.